L’entusiasmo iniziale per la pittura è rimasto nel corso di alcuni anni dalle prime prove, vivo e operante in Silvano Nebl, sostenuto anzitutto dall’intuizione e da un istintiva percezione naturale cromatica, che lo hanno portato gradualmente alle attuali realizzazioni. Le sue possibilità non sono comuni e non vanno per nulla disgiunte da certi buoni spunti cromatici realizzati particolarmente in alcuni dipinti recenti…

Carlo Bonacina, 1968

 

Nebl si dedica alla pittura con venerazione, riflessione e responsabilità soprattutto verso la propria coscienza. In poche parole egli offre ciò che l’arte esige. Paesaggi lindi, luminosi, ispirati principalmente dalle fastose visioni trentine, sua terra natia. Silvano Nebl sa trasmettere un senso di calda simpatia, sia nel tratto cordiale del suo colloquio, ma particolarmente per lo scrupolo con cui rende i suoi lavori palpitanti di colori nel rispetto estremo della grammatica figurativa.

Walter Visioli, 1970

 

Sono i suoi paesaggi magici a dire dei significati e sono i loro toni progressivi a spiegarne la musica sottile, senza pettegolezzo. Nascono elegie di vita agreste, inni alla natura di sempre, sospiri alla luce che muore e che sorge rinnovando il ciclo. Perché proprio la luce, nei quadri di Silvano Nebl, non rischia mai, nella sua espressività, di offendere. Essa traspare proiettando ombre lunari, filtra creando il senso del meriggio, dilaga portando il vero dei sogni, ora malinconica e talvolta consolatrice, capace di un linguaggio nel quale l’artista non entra con arroganza, bensì accompagna con tenerezza.

Gian Paolo Pretti, 1972

 

Silvano Nebl ha adottato una tecnica particolare, oggi piuttosto trascurata, ma un tempo in auge: il divisionismo, e la pratica in maniera moderna, a larghi tratti. La contrapposizione delle pennellate di diversi colori, in tocchi o colpi distinti l’uno dall’altro, senza fondere tra loro i colori sulla tela ma ottenendo lo stesso effetto visivamente, crea un tessuto cromatico gustoso e variato, come un arazzo eseguito con grossi fili. A distanza l’occhio ricompone le pennellate, ricavando una struttura plastica o un’armonia di ritmi e di linee tale da dare la suggestione intatta di un fiore o di una pianta, o di suggerire la forza di un gesto, la presenza di un animale, la dolcezza di una stagione, l’apparire di un oggetto in un interno, il declinare dell’ora.

Emilio Contini, 1975

 

Colpisce soprattutto, nella pittura di Silvano Nebl, il senso di musicalità che da essa promana. E’ un ritmo da allegretto mozartiano, che si arricchisce di continue variazioni ma resta fondamentalmente unitario, attorno al motivo principale. Questa musicalità della partitura pittorica è fondata sue due elementi: il colore tonale e l’armonia dinamica. Qui è evidente che l’artista trentino s’è riallacciato alle modalità neo-impressioniste del divisionismo: i colori puri stesi a tasselli musivi, secondo sequenze e gradazioni che creano, nella visione d’insieme, un effetto plastico. Direi che l’aspetto scientifico della tecnica divisionista non è mai portato alle estreme conseguenze: esso è corretto, cioè, da una sensibilità fresca, zampillante, che riconduce appunto l’architettura musicale, pur rigorosa, all’immediatezza dell’”impromptu”.

Paolo Rizzi, 1979

 

 

La pittura di Nebl è memore di una lezione scientifica, di analisi dell’effetto, sempre sostenuto da un disegno veristico degno della migliore scuola paesaggistica. L’intervento indagatore dell’artista, rompe i piani ed allarga le pennellate, quasi continuatore di quella ricerca che ogni pittore attua nel voler cogliere nella natura gli aspetti più belli e più veri. Mai nella pittura di Nebl troviamo indugio su temi dell’uomo contro la natura, mai troviamo in lui il tormento della dissennata civiltà moderna. Troviamo invece la luce solare, limpida, sia delle giornate estive, che di quelle invernali; troviamo l’amore per una architettura tipica che è la tradizionale via del ricordo e della ricerca di quel mondo che affannosamente l’uomo oggi cerca di recuperare.

Franco A. Lancetti, 1987

 

Questa (di Silvano Nebl) è una sensibilità che considera la natura in un modo diverso, come se avesse una sua storia, una sua memoria. I riflessi e la luce che emanano le opere non sono un’analisi della forma di questa sensibilità o della sua struttura; sono piuttosto un tentativo di far scaturire una sensibilità latente, una sensibilità primordiale. Concetto di “chora” platonico: il luogo neutro, il nonluogo. Ed in effetti le acque solo apparentemente hanno un loro luogo designato, in verità sono figure che oscillano tra centralità e marginalità, tra modificazioni ed influssi. Hanno in sé l’essere ed il suo doppio: lo specchio (inganno e rivelazione).

La tela come strumento di trasfigurazione non ci restituisce la realtà ma la frantuma, non ne disperde i lacerti ma costituisce un nuovo luogo anzi un fra-mondo/Zwischenweltperché i sistemi di simboli evidenziati dalla sensibilità dellartista e dalla sua memoria determinano una metamorfosi figurativa.

Fabio Bartolini, 1990

 

Provo un vivo interesse per gli artisti che meglio rappresentano il travagliato cammino della figurazione contemporanea, in particolare per quelli che discendono dalla matrice impressionista tanto importante nell’arte del paesaggio. Tra questi ho incontrato in tempo recente il trentino Silvano Nebl, un artista di cui ho subito valutato la grande volontà educata con amore di artista.

() I quadri di Nebl sono come i paragrafi di una continua narrazione, una continua finestra aperta su tutti gli aspetti del reale e il colore è una persistente incitazione entro la quale gli oggetti si distinguono. Nei pochi paesaggi veneziani che egli ha dipinto le gondole perdono la loro vernice in prospettive parziali, che temono il vedutismo. Così, nel suo tonalismo divisionista, Nebl teme la ripetizione formalistica, il marchio di fabbrica della propria pittura. E pertanto questa persistente eccitazione luministica è come la carica di un orologio al quale si dia continuamente corda.

() Quando ci si immette nella sua figurazione pittura o incisione che sia – è come ci si spalancasse un portone che ci introduce in un paese dArcadia, quella del Trentino, dei suoi laghetti e delle sue montagne, dei suoi boschi e dei suoi vigneti.

Etendenza antichissima dei poeti di fornire lidea di pace dellanimo nella contemplazione della naturaQuesto stesso senso di immacolata perfezione della natura è perseguito da Nebl nei suoi quadri rettangolari che si allungano dalle superfici del lago (in genere quello di Tovel, a poca distanza dalla sua Cles) verso la parete della montagna con una serie di pennellate strette che costituiscono diaframmi ottici come si elevasse un muro di ombre e luci senza spazi intercorrenti. Il pittore guarda dal basso, dal piano del lago, verso lalto della montagna come un fedele che misuri il superbo colonnato di una cattedrale goticaNella nostra vita cittadina ciò che più dispiace perdere al mondo è questo amore della montagna che si manifesta soprattutto nellemozione che dà un torrente nel liberarsi delle acque come suono e come impulso di bianchi spumeggiantiQuasi temesse lanarchia dellinformale, Nebl controlla la pennellata con la segmentazione di origine divisionista, sottopone anche le più ardite costruzioni coloristiche alleconomia del tono come non volesse far sfuggire il nucleo pittorico allemozione primaria delle vegetazioni nel loro corso stagionale, i rossi autunnali, il blu delle ruote dei tacchini, i grigi verdi delle primavere imminentiHo conosciuto tanti pittori che dipingono boschi e laghi, Umberto Lilloni per esempio, ottimi artisti. Ma se si confronta un bosco di Lilloni con uno di Nebl, quello del pittore parmense sembra unantica stampa colorataDi fronte a un quadro di Nebl si ha invece il senso di abbandonare la campagna abitata per inserirsi allinterno di un bosco, in uno spazio remoto dal mediocre brusio dellumanità.

Raffaele de Grada, 1991