La spiccata capacità di cogliere all’interno della natura l’accesso alla bellezza e alla pace dell’anima è ciò che caratterizza l’opera del pittore Silvano Nebl. La montagna, il fiore, ma soprattutto l’acqua e la luce sono le chiavi per comprendere il senso del creato, della vita e dell’uomo. I temi scelti da Nebl sono cari all’umanità da millenni, fanno parte dell’uomo stesso e da sempre attraggono gli artisti che da epoche immemorabili hanno continuato a misurarsi con la natura; Nebl riesce a confrontarsi con essa in modo nuovo, sfruttando larghe e dinamiche campiture di colore che lo pongono a metà strada tra il neodivisionismo e l’impressionismo, con sfumature che ricordano le grandi opere futuriste del secondo decennio del secolo scorso. Egli giunge soprattutto a possedere capacità coloristiche non comuni, a cogliere l’essenza più nascosta dell’elemento cromatico e dei giochi tessuti dalla luce.

 

Silvano Nebl
Silvano Nebl

Silvano Nebl nasce a Cles il 5 ottobre 1934. L’innata sensibilità per la delicatezza degli aspetti del reale (peculiarità che lo accomuna al nonno fotografo Egidius) si coglie già nelle sue opere giovanili, come nell’acquerello raffigurante una chiesetta di montagna eseguito all’età di dodici anni. Gli iniziali esperimenti pittorici degli anni quaranta vengono appoggiati dagli insegnamenti del pittore futurista e critico d’arte bolognese Italo Cinti che a Cles passa i mesi estivi per le vacanze. Alla morte improvvisa e tragica del padre Catullo nel 1949 Nebl si dedica alla coltivazione dei terreni della famiglia. L’età avanzata e i problemi di salute della madre Giovanna non gli permettono certo una giovinezza facile; fortunatamente egli riesce a trovare nella pittura e nel rapporto diretto con la natura un momento di pace e riflessione, uno stacco netto dalle fatiche giornaliere.

Comincia così verso la fine degli anni Cinquanta a dedicarsi con più continuità all’arte, affinando la sua tecnica pittorica; nel 1968 allestisce la prima mostra personale, a Cles, nel Palazzo Assessorile. Tra il 1969 e il 1973, periodo nel quale comincia a sviluppare in modo analitico e profondo il tema del paesaggio, Nebl dipinge spesso nei suoi quadri anche figure di contadini intenti al lavoro nei campi, sguardi intensi di anziani che fumano la pipa: questo è l’unico momento del suo percorso artistico in cui l’uomo entra direttamente nelle sue opere.

Dalla fine degli anni Sessanta lamore per larte e per la sua terra si fonde con il desiderio concreto di dedicarsi anche al bene della comunità ricoprendo diverse cariche, dalla presidenza del Consorzio Ortofrutticolo di Cles a quella della Pro Loco del capoluogo della val di Non.

Dal 1974, terminato il ciclo di opere sul ritratto, Nebl si dedica esclusivamente alla rappresentazione della natura e del paesaggio inoltrandosi con più decisione in una ricerca e in una poetica nettamente più personali. Nel frattempo riesce a riscuotere un certo successo e a fare della pittura una occupazione che lo porterà a poter considerare il lavoro nella campagna come secondario; molte soddisfazioni vengono raccolte nelle svariate mostre personali e nelle collettive che lo fanno conoscere anche fuori dall’ambiente regionale e soprattutto gli permettono di confrontarsi con artsilvano Nebl isti italiani e stranieri. In quegli anni sono da ricordare le personali di Modena al Centro Studi Muratori (1973), di Venezia alla Galleria d’Arte Il Riccio (1974), di Bologna alla Galleria d’Arte Portici (1975), di Trieste alla Galleria d’Arte Tribbio 2 (1976).

Durante la seconda metà degli anni Settanta Nebl vede nelle valli trentine, nei fiori del bosco, nei vigneti, nelle ali variopinte delle farfalle spunti per poter dimostrare la raggiunta maturità nell’uso del colore, per poter liberarsi in sapienti giochi di luce; i temi sviluppati sul fiore (“E’ fiorito il mio bosco”, 1974 - “Ciclo vitale”, 1977) e sulla farfalla (“Farfalle attratte e avvinte”, 1977) sono anche l’occasione per poter riflettere sulla condizione umana, divenendo metafore di una realtà che da Nebl non viene mai vista come negativa e opprimente. La positività e l’ottimismo dell’artista vengono sottolineati nettamente dalle opere che trasmettono un senso profondo di pace e tranquillità. Del 1977 è la prima personale all’estero presso lo Steigenberger Hotel di Costanza, in Germania, mentre del 1979 l’importante partecipazione all’esposizione ‘Gli artisti d’Italia a Parigi’, presso il municipio della capitale francese.

Con l’inizio degli anni Ottanta, mentre entra a far parte del gruppo di artisti trentini “La Cerchia”, Nebl inaugura la serie delle “Acque dipinte”, il ciclo “più completo, maturo, stilisticamente equilibrato ed armonico” (Fiorenzo Degasperi). Il tema dell’acqua, con i suoi riflessi e la sua dinamicità, accompagna l’artista fino alla fine e gli permette di far valere tutta la sua bravura impaginativa. Fiorenzo Degasperi così scrive: “Torrenti, cascate, vortici d’acqua, vento che increspa l’onda. Tutte le opere hanno questo comune denominatore: il loro essere frementi, spumeggianti, vive, che a loro volta trasmettono vita. E’ con questo ciclo di opere che Silvano Nebl trova il successo pieno prima nella personale di Milano alla Galleria Bolzani (1986), quindi nella mostra organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura assieme a Luciano Zanoni nella Galerie Claudiana di Innsbruck (1989)”.

Nel 1990 ha l’onore di entrare come “socio accademico” nel “Gruppo Italiano Scrittori di Montagna – Accademia di Arte e Cultura Alpina”; con il GISM ha la possibilità di partecipare a quelle che saranno le sue ultime due esposizioni (mostre collettive di Milano e di San Vigilio di Marebbe).

Sempre nello stesso anno l'ultima mostra personale di grande successo si è tenuta presso la Galleria d'Arte Fedrizzi nella sua Cles.

Il 20 gennaio 1991, pochi mesi prima della scomparsa di Silvano Nebl, il grande critico d’arte milanese Raffaele De Grada descrive così l’opera del pittore clesiano: “…E’ tendenza antichissima dei poeti di fornire l’idea di pace dell’animo nella contemplazione della naSilvano Nebltura. Questo stesso senso di immacolata perfezione della natura è perseguito da Nebl nei suoi quadri rettangolari che si allungano dalle superfici del lago (in genere quello di Tovel, a poca distanza dalla sua Cles) verso la parete della montagna con una serie di pennellate strette che costituiscono diaframmi ottici come si elevasse un muro di ombre e luci senza spazi intercorrenti. Il pittore guarda dal basso, dal piano del lago, verso l’alto della montagna come un fedele che misuri il superbo colonnato di una cattedrale gotica. Nella nostra vita cittadina ciò che più dispiace perdere al mondo è questo amore della montagna che si manifesta soprattutto nell’emozione che dà un torrente nel liberarsi delle acque come suono e come impulso di bianchi spumeggianti. Quasi temesse l’anarchia dell’informale, Nebl controlla la pennellata con la segmentazione di origine divisionista, sottopone anche le più ardite costruzioni coloristiche all’economia del tono come non volesse far sfuggire il nucleo pittorico all’emozione primaria delle vegetazioni nel loro corso stagionale, i rossi autunnali, il blu delle ruote dei tacchini, i grigi verdi delle primavere imminenti… Ho conosciuto tanti pittori che dipingono boschi e laghi, Umberto Lilloni per esempio, ottimi artisti. Ma se si confronta un bosco di Lilloni con uno di Nebl, quello del pittore parmense sembra un’antica stampa colorata. Di fronte a un quadro di Nebl si ha invece il senso di abbandonare la campagna abitata per inserirsi all’interno di un bosco, in uno spazio remoto dal mediocre brusio dell’umanità. Quando ci si immette nella sua figurazione – pittura o incisione che sia – è come ci si spalancasse un portone che ci introduce in un paese d’Arcadia, quella del Trentino, dei suoi laghetti e delle sue montagne, dei suoi boschi e dei suoi vigneti”.

Il 18 giugno 1991, nel pieno dell’attività e del successo che giorno dopo giorno gli veniva riconosciuto, una grave malattia porta Silvano Nebl in quel mondo fatto di luce che tante volte aveva raffigurato nei suoi quadri.

Nel 1992 il gruppo di artisti trentini de ‘La Cerchia’ omaggia Silvano Nebl con due esposizioni a lui dedicate, alla Galleria Fogolino di Trento e al Palazzo Assessorile di Cles.

Nel 2001, a dieci anni dalla morte, la Pro Cultura-Centro Studi Nonesi organizza una vasta antologica presso il Palazzo Assessorile di Cles.

Negli ultimi anni opere di Nebl sono state esposte in numerose mostre sull’arte trentina del Novecento, fra le quali la mostra del 2005 al Palazzo della Regione sulla ‘Collezione di opere d’arte della Regione Autonoma Trentino Alto Adige’ e l’esposizione del 2011 ‘Un tempo nell’arte’ presso la Torre Mirana di Trento.